A volte, raccolte polverose celano sorprese del tutto inaspettate: è il caso di uno degli archivi di cartelle cliniche gestiti da Lepida, proveniente da quella che è oggi l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena. La sua cartella più antica risale addirittura al 1882, quando la sanità cittadina, a seguito dell’Unità d’Italia, si stava riorganizzando sul modello sabaudo, esautorando in gran parte le Opere Pie dalla gestione degli ospedali, di cui all’epoca detenevano il monopolio. Tra gli “antenati” delle attuali cartelle cliniche, troviamo un documento in ottime condizioni di conservazione e ancora perfettamente leggibile: è la storia di una signora di 38 anni, visitata presso l’Istituto ostetrico annesso alla Maternità e, diremmo oggi, “presa in carico” dal quarto mese di gravidanza fino al parto.
Al di là della curiosità, è evidente il valore di questi reperti per la storia della medicina di quel periodo: le cartelle aggiungono tasselli alle conoscenze sulle cure, le terapie, gli esiti dei ricoveri ospedalieri dell’epoca, e ci inducono a riflettere sull’importanza della loro conservazione perenne, prevista dalla legge. Negli ultimi anni sono stati fatti significativi passi avanti in questa direzione: con il supporto tecnico, logistico e archivistico di Lepida si sta procedendo non solo a una progressiva e massiccia scansione elettronica delle cartelle archiviate, ma anche a una possibile completa “dematerializzazione” e conservazione sostitutiva. Coerentemente con le recenti novità normative e tecniche e alla collaborazione con la Sanità regionale, il Polo Archivistico Regionale PARER e la Soprintendenza, l’obiettivo è raggiungere l’archiviazione in formato digitale, avanzato e sicuro di tutte le cartelle, consentendo infine la distruzione dell’originale cartaceo. In questo modo la maggiore garanzia di sicurezza nella conservazione perenne si unisce a significativi risparmi per tutte le Aziende Sanitarie, con la drastica riduzione degli spazi fisici di archiviazione.